Uomo morto non mente

di Carlini, Flavia

Lucrezio Fiorenzo Amodio è nato a Reggio Calabria e conosce i segreti inconfessabili della Repubblica. È lui stesso a disegnarne le trame. Ha venticinque anni quando prende la decisione di rinnegare la democrazia, e mentre la sua città brucia al grido di “Boia chi molla”, lui si muove tra piazze in rivolta, retrobotteghe di cospiratori e ville di aristocratici conservatori. È proprio lì che, affondati in comodi divani, alcuni uomini decidono le sorti di quello che dovrebbe essere il più grande colpo di Stato mai organizzato in Italia.

Corre l’anno 1970 e Amodio ha le mani tra le bombe che esplodono: maneggia miccia nera, gelignite, e compone la grammatica della tensione popolare. Intorno a lui agiscono militanti dell’ultradestra, servizi segreti, industriali, cosche mafiose, logge massoniche e gli Stati Uniti d’America. Tutti, spaventati dal consenso crescente del Partito Comunista, guardano al Principe Borghese. È lui, l’ex Comandante della sanguinosa Decima Mas, a essere ora il gran burattinaio del golpe.

Nelle pagine di questo libro, i giorni scorrono in un frenetico e angosciante conto alla rovescia che nell’incalzare degli eventi buca il tempo in direzione dell’8 dicembre: la festa dell’Immacolata del 1970, l’ora X del colpo di Stato.

Ma il colpo non scatterà. O meglio: non scatterà come dovrebbe.

I tribunali lo ridurranno a un “golpe da operetta”, archiviando trame e responsabilità. Amodio, invece, sa di aver visto molto più di una farsa.

Quando, quattordici anni dopo, siederà davanti alla Corte, porterà con sé verità, omissioni e menzogne, falsando così il ricordo che noi oggi abbiamo della storia.

Basandosi su un accuratissimo lavoro documentario, e distillando una perfetta miscela di realtà e finzione letteraria, Flavia Carlini illumina di nuova luce una delle pagine più enigmatiche della Repubblica. Uomo morto non mente è il romanzo di un’inchiesta ed è un’inchiesta scritta come un romanzo. È il racconto del colpo di Stato permanente che ha accompagnato l’Italia come rumore bianco: un golpe che viene raccontato come fallito, eppure capace di definire equilibri, dettare rapporti di forza, plasmare la politica e modellare il tempo a venire.

“Avevo venticinque anni, e non c’era nulla di nostalgico in me. Tutto quello che volevo era garantire al Paese il futuro glorioso che meritava. Questo era il nostro golpe. E per quanto si possa raccontare il contrario, il colpo di Stato, quella notte, riuscì.”

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28 Ottobre 2025
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