Il falsario di Stato
Antonio Chichiarelli detto Tony ha un sogno, lo stesso che negli anni settanta, quelli del furore, del piombo e delle trame oscure, hanno in tanti. Fare una brillante carriera criminale. Il ragazzo che viene dall’Abruzzo sbarca a Roma nel 1970. Conta solo su due cose: un’ambizione senza limiti e una mano magica. Di unico e di non falsificabile nella vita di Tony c’è solo lui: Tony, l’Arci-illusionista, il gran maestro della contraffazione, il Signore delle truffe. Falsario di quadri d’autore e trafficante d’arte, amico di tutti e di nessuno, ha simpatie per l’estrema sinistra, ma agli aperitivi frequenta militanti dell’estrema destra. I suoi compagni di strada sono gangster e uomini dei servizi. In carcere conosce Danilo Abbruciati, uno dei fondatori della Banda della Magliana. Entra di prepotenza nella storia del più celebre delitto politico della Repubblica. Durante i cinquantacinque giorni del sequestro Moro, redige il comunicato numero 7 delle Brigate Rosse, quello che annuncia l’avvenuta esecuzione dell’ostaggio, il cui corpo dovrebbe trovarsi nelle acque del lago della Duchessa. Ovviamente è un falso. È suo un altro primato: la “rapina del secolo”, il colpo alla sede romana della Brink’s Securmark che frutta un bottino da trentacinque miliardi di lire. Chichiarelli viaggia a velocità massima nelle fogne dei palazzi del potere, finché la sua corsa non finisce una notte di settembre del 1984, quando viene crivellato di proiettili. Tony ha suonato da virtuoso nell’orchestra maligna dei grandi misteri. Ai posteri ha consegnato spartiti che sono detonatori. Nicola Biondo e Massimo Veneziani lavorano con rigore sulle fonti e scrivono col respiro di un romanzo di James Ellroy la vera storia del Falsario di Stato, aggiungendo il tassello mancante all’epica nera d’Italia.