L’ombra dentro

Una mattina di febbraio, il cadavere di Antonello Pennoncini viene ritrovato nel suo elegante studio legale insieme alle tracce di quello che ha tutta l’aria di essere stato un festino sopra le righe. Non ci sono elementi per determinare se si tratti di un incidente o di un omicidio, e l’evento sconvolge la quiete di Ferrara. Sul caso c’è Sebastiano Bellabarba, commissario di polizia, psicologo e chitarrista. Un uomo fuori misura, e non soltanto per l’altezza considerevole. Sarà che svolge lo stesso lavoro del padre, l’autoritario Bellabarba senior, ma si ostina a farlo a modo suo, perseguendo un ideale di giustizia diverso, basato sull’empatia e su uno spirito di osservazione scevro da pregiudizi. L’indagine porta a galla un’oscura rete che coinvolge un giro di giovani ragazzi, spesso troppo giovani, trascinati in serate di eccessi che avevano luogo nello studio legale. La scintillante patina dell’avvocato di successo inizia a incrinarsi, rivelando inquietanti retroscena nella carriera di Pennoncini, fondata su discutibili strategie difensive messe in atto nei casi di violenza su donne e bambini. Che ne è di una vittima quando si assolve il colpevole? E fino a che punto la giustizia riesce a essere tale quando il mito della famiglia si sgretola? L’indagine prenderà pieghe inaspettate, che si riallacciano a un caso di abusi ormai archiviato da anni e a un presunto suicidio avvenuto pochi giorni prima. Tutto sembra confermare quello che Sebastiano, nella vita privata oltre che nella sua professione, sta imparando a capire: le persone non possono mai essere comprese se non si provano a comprendere anche le loro ombre.