Wilde come se

Il giovane Charles Thomas Wooldridge realizza il sogno di entrare nei Blues, le guardie reali di Buckingham Palace e Windsor, e poi di sposarsi benché non autorizzato dai superiori. Intanto, con le sue commedie e il fascino personale, Oscar Wilde compie una cavalcata vincente nella scena culturale. Ma è un bersaglio dei conservatori e dei benpensanti nell’Inghilterra vittoriana di fine Ottocento. I due destini sono lontani. E lo saranno le loro tragedie. Charles è ossessionato dallo spettro della gelosia: uccide ferocemente la moglie ed è condannato a morte. Oscar è perseguitato da un marchese timoroso per l’avvio del figlio all’omosessualità. Processato, è accusato di immoralità addirittura per la condotta del suo personaggio di fantasia, Dorian Gray. Subisce due anni di devastanti lavori forzati per “grave indecenza”. Il potere schiaccia il poeta, in una storia in cui entrano anche George Bernard Shaw, William Butler Yeats, Arthur Conan Doyle, Émile Zola, André Gide e Henri de Toulouse-Lautrec. I due protagonisti finiscono a Reading Gaol, la prigione che porta alla pazzia per l’isolamento dei detenuti. Due uomini reietti, spinti fuori dal cuore del mondo, che si incrociano come due navi ormai spacciate mentre attraversano una tempesta: Oscar vede così sé stesso e il soldato in blu. Incamera il dolore dell’altro. Annientato dall’umiliazione pubblica, ha però la forza di comporre La ballata del carcere di Reading, versi struggenti e disperati sulla crudeltà della giustizia che uccide e sui soprusi fra le sbarre. Ogni parola del romanzo di Roberto Ippolito “Wilde come se” deriva dalla documentazione raccolta. Nessuna fantasia. Purtroppo.